VILLORBA - Lo scorso 30 novembre Luca Zaia ha presentato il suo nuovo libro, “Autonomia. La rivoluzione necessaria”, al pubblico presente presso la libreria Lovat di Villorba.
L’opera, edita da Marsilio, rappresenta il tentativo del Presidente della Regione Veneto di riportare la discussione su un piano pragmatico, smontando “le obiezioni e le strumentalizzazioni di quanti additano l’autonomia come una minaccia all’unità del paese e difendono un sistema che ha contribuito a creare le attuali diseguaglianze” (cfr. quarta di copertina).
All'indomani della sentenza della Consulta sui profili di costituzionalità della Legge Calderoli, infatti, il dibattito sull’autonomia si è riacceso, vedendo contrapposto chi – da un lato – continua a difenderne la legittimità, e chi invece – dall’altro – ritiene la pronuncia della Corte un duro colpo per i fautori della riforma.
Con tale sentenza, formalmente depositata il 3 dicembre, ma i cui contenuti erano ormai noti nell’ambiente politico da settimane, la Suprema Corte ha risposto al ricorso presentato da Campania, Puglia, Sardegna e Toscana in merito alla presunta incostituzionalità della legge sull’autonomia.
Lungi dallo sconfessare la legittimità della Legge Calderoli, la pronuncia sembra al contrario confermarne la costituzionalità, individuando tuttavia alcune aree di miglioramento rispetto all’originario disegno di legge.
La Corte Costituzionale, infatti, ha ritenuto di porre alcuni limiti all'autonomia, in particolare con riferimento a quelle materie le cui funzioni sono «difficilmente trasferibili» alle Regioni per «motivi di ordine sia giuridico che tecnico o economico», tra le quali il commercio con l'estero, la tutela dell'ambiente, l’energia, le reti di trasporto e di navigazione, la comunicazione e l’istruzione.
Nel rispetto del principio di efficienza e di unità nazionale, la sentenza ha rappresentato l’occasione per i giudici di specificare che il trasferimento di funzioni – e non di materie – alle Regioni, può giustificarsi solo in presenza di una maggiore efficienza, senza che ciò vada a minare “la solidarietà tra lo Stato e Regioni e tra Regioni stesse, l'unità giuridica ed economica della Repubblica, l'eguaglianza dei cittadini nel godimento dei diritti e l'effettiva garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni [LEP] concernenti i diritti civili e sociali”.
Ed è proprio a proposito dei LEP che la Consulta interviene con decisione rispetto all’iniziale proposta di legge, precisando che gli stessi devono essere determinati mediante discussione parlamentare e non in via governativa, riportando il focus del processo decisionale sulle Camere.
Nulla di tutto ciò, però, sconfessa la legittimità costituzionale dell’autonomia che, al contrario, pare uscirne addirittura rafforzata secondo il Presidente Zaia, il quale non ritiene affatto una sconfitta l’ultima pronuncia della Corte, sottolineando come la stessa – in realtà – abbia di fatto giudicato infondate ben 25 osservazioni dei ricorrenti, dichiarandone inammissibili altre 13.
Una lettura, questa, confermata anche dai deputati della Lega, tra i quali Alberto Stefani, che ha avuto modo di dichiarare come, al netto delle fake news diffuse dai partiti di opposizione, “l'impianto della legge è salvo e la marcia dei negoziati certamente non si fermerà”, lamentando, semmai, come la sinistra a non sia in grado di leggere le sentenze o, ancor peggio, a “menta sapendo di mentire”.
Di tutt’altro avviso, invece, il PD, di cui si fa portavoce Vanessa Camani, consigliera regionale, la quale descrive la pronuncia della Consulta come una presunta Caporetto per le fazioni promotrici dell’autonomia, che renderebbe di fatto inutilizzabile la Legge Calderoli.
Di questo e di tanto altro si è discusso nel corso della presentazione del libro “Autonomia. La rivoluzione necessaria” di Luca Zaia, svoltosi presso la libreria Lovat di Villorba lo scorso mese.
Il Presidente, infatti, ha parlato di una vera e propria “mistificazione” della sentenza da parte delle opposizioni, secondo le quali il Governo ne sarebbe uscito massacrato e fortemente indebolito nei suoi propositi d’azione. Tutte falsità, ha sostenuto Zaia, che altro non sarebbero che il riflesso della malafede della sinistra.
Il libro costituisce un’opera che non vuole essere un trattato giuridico, ma piuttosto un racconto d’insieme del percorso dell’autonomia e degli step che hanno portato alla situazione attuale, scritto nel tentativo di dar risposta alle domande e alle perplessità del “re degli scettici”, con il preciso obiettivo di smentire tutte le fake news in circolazione.
L'occasione, inoltre, è stata propizia anche per rispondere alle ormai note e reiterate accuse mosse da più parti al progetto dell’autonomia. Tra le principali, quella secondo cui la sua realizzazione rischierebbe di spaccare l’Italia, accentuando le differenze e diseguaglianze territoriali.
Differenze che, tuttavia, sarebbero già effettive a detta del Governatore, rappresentando una realtà ormai consolidata e caratterizzante la struttura stessa del nostro paese.
“La spaccatura è già sostanziale”, chiosa Zaia, “e l’autonomia può rappresentare la sola soluzione in grado di appianare certe criticità”.
Discutere delle diversità esistenti tra Nord e Sud Italia, secondo il Presidente della Regione Veneto, sarebbe ormai anacronistico, poiché rappresenta un problema già ampiamente riconosciuto e non certamente determinato dalle richieste di autonomia regionale. Contestare l’autonomia opponendovi il rischio di divisione nazionale, in buona sostanza, significa guardare al problema anziché alla soluzione.
Le due velocità dell’Italia, infatti, sono evidenti, com’è altrettanto evidente che le stesse non dipendono dalla legge Calderoli ma, piuttosto, da una mala gestio della cosa pubblica assai precedente e da un sistema politico che – nel tempo – non ha saputo combattere le diseguaglianze connaturate alla storia, all’evoluzione e alle caratteristiche intrinseche al contesto nazionale.
La questione meridionale è una realtà, afferma il Governatore, tanto quanto, per converso, lo è quella settentrionale. Per unire il paese è necessario risolvere entrambe, nella consapevolezza che ciascuna di esse esige soluzioni e strumenti differenti.
In questo senso, “l’autonomia è l’unica chance che abbiamo”, sostiene Zaia, secondo il quale consentire una differenziazione di competenze sul piano sostanziale permetterebbe, da un lato, di mettere in risalto e valorizzare le dinamiche spiccatamente regionali che caratterizzano ciascun territorio e, dall’altro, di determinare un’autentica assunzione di responsabilità da parte delle classi dirigenti.
Trasferire competenze, infatti, significa trasferire responsabilità.
Un’affermazione, questa, pronunciata a suo tempo anche da Giorgio Napolitano che, in qualità di garante della Carta Costituzionale non solo riconobbe la legittimità delle aspirazioni d’autonomia del Veneto ma, “rimarcò il solco tracciato dai nostri Padri Costituenti, a cominciare dal suo predecessore Luigi Einaudi, con il loro disegno di una Repubblica squisitamente aperta alle autonomie”, come sostenne Luca Zaia in occasione della scomparsa del Presidente della Repubblica, nelle cui mani giurò fedeltà alla Costituzione in qualità di Ministro delle Politiche Agricole nel 2008.
D’altra parte, sono gli stessi giudici della Corte Costituzionale a riconoscere che “l'ineliminabile concorrenza e differenza tra regioni e territori, [...] può anche giovare a innalzare la qualità delle prestazioni pubbliche”, purché naturalmente ciò non pregiudichi i principi di sussidiarietà, solidarietà e unità nazionale.
Insomma, in “un Paese che non accetta di riformarsi”, l’autonomia potrebbe rappresentare – un giorno – non più una libera scelta, ma una vera e propria necessità.
E sarà il giorno in cui, come dichiarava Luigi Einaudi nel lontano 1948, “ad ognuno sarà data l'autonomia che gli spetta”.
Giorgia Lucchetta